Abbiamo intervistato Davide Bartesaghi, Direttore Responsabile di Solare B2B - giornalista esperto e opinion leader per le energie rinnovabili, sul tema della transizione energetica in Italia spinta dall’installazione di impianti fotovoltaici on site.
La transizione energetica sta attraversando un momento molto delicato, in cui l’utilizzo della cosiddetta energia green è in costante aumento, ma al contempo è fortissima ancora la resistenza al cambiamento. In Italia nel 2021, ad esempio, il mix energetico non ha visto grandi cambiamenti e le fonti fossili hanno continuato a essere centrali nelle aziende, anche per la caratteristiche intrinseca dei processi produttivi basati in gran parte sull’uso di gas metano per la produzione di fluidi vettori. Il fotovoltaico resta una delle soluzioni più efficaci per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione.
L’energia solare possiede, al suo interno, una forza propulsiva irresistibile e continuerà a crescere grazie all’evidenza dei vantaggi immediati che genera sia sull’ambiente, sia sul portafoglio di privati, aziende e pubbliche amministrazioni.
Abbiamo intervistato Davide Bartesaghi, Direttore Responsabile di Solare B2B, giornalista esperto e opinion leader per le energie rinnovabili, che ci ha trasmesso una rappresentazione del panorama attuale della transizione energetica in Italia, spinta dall’installazione di impianti fotovoltaici on site.
1. A livello globale assistiamo ad una vera e propria corsa alle rinnovabili. Nel nostro Paese soffriamo problemi legati a lungaggini autorizzative e di competenza dei vari enti. Quanto della transizione energetica è reale progettualità e quanto invece è messaggio politico fine a sé stesso?
Purtroppo, buona parte della transizione energetica in Italia fino ad oggi sì è spesso limitata ad attività cosiddette di greenwashing. Non è stata ancora manifestata una vera e propria volontà di voler sostenere lo sviluppo delle rinnovabili, anzi, sembra più evidente il contrario (come dimostra anche il recente Decreto Sostegni sui cosiddetti extra-profitti, che penalizza i produttori di energia da fonti rinnovabili). Il fotovoltaico continua a dover contare solo sulle proprie forze e a scontrarsi con politiche ostili alla realizzazione di grandi impianti utility scale. Non ci sono norme chiare sulle autorizzazioni, motivo per cui restano bloccati più di 20 GW di nuovi impianti. Se guardiamo al mix energetico, lo spazio lasciato libero dal carbone è stato occupato dal gas e in misura minore dalle rinnovabili. Così la transizione energetica va avanti a rallentatore. Una conferma? In Italia, nel 2021 la produzione di energia elettrica da fonte fotovoltaica è cresciuta solo del 2,1%.
2. Le comunità energetiche anche per il settore industriale, vista la presenza di tante superfici ancora disponibili ad accogliere impianti, può essere un’opportunità vera per tutta la filiera?
Le comunità energetiche possono dare un’importante spinta allo sviluppo delle fonti rinnovabili e in particolare del fotovoltaico. I vantaggi sono tanti: possibilità di coinvolgere le pubbliche amministrazioni, diffusione a più soggetti dei benefici economici, lotta alla povertà energetica, disponibilità di energia pulita per scuole, ospedali, enti locali e maggiore efficacia dell’autoconsumo grazie al coinvolgimento di soggetti con diversi profili di autoconsumo. Però, se si vuole davvero favorire la diffusione delle comunità energetiche, occorre agire nel senso di una semplificazione delle norme, che oggi risultano troppo complesse e che di fatto stanno bloccando molti progetti partiti con entusiasmo e poi arenatisi.
3. Le soluzioni finanziate, PPA, ESCO etc., che permettono alle aziende di dotarsi di soluzioni tecnologiche senza esborso di capitale, sono una via per agevolare un percorso di efficientamento energetico e di transizione ecologica dell’intero Paese? Come favorirne la diffusione riducendo il ricorso agli strumenti di incentivazione?
Le soluzioni finanziate come PPA ed Energy Performance Contract erogate da Esco sono certamente utili perché ampliano il mix dell’offerta a cui attingere per la realizzazione di nuovi impianti. Personalmente, ritengo che la piena proprietà dell’impianto da parte di chi utilizza l’energia sia la soluzione che permette di massimizzare i vantaggi economici. Le soluzioni finanziate sono però ottime per aziende che non abbiano disponibilità di risorse economiche per questo genere di investimenti, o per chi preferisce destinare gli investimenti sul proprio core business. Come favorirne la diffusione? Il fotovoltaico ha una forza propulsiva interna che deriva dai vantaggi economici che assicura (risparmio sulla bolletta) e in parte anche dalla consapevolezza di una scelta di sostenibilità da comunicare a clienti e stakeholder. Il problema è che non c’è una adeguata conoscenza di queste soluzioni e dei vantaggi che offrono. Bisogna fare uno sforzo di comunicazione per raggiungere tutti i potenziali fruitori.
4. Perché il mercato dell’accumulo industriale non decolla? Qual è la ricetta per incentivare l’ingresso dei sistemi di storage (abbinati a FV) nell’industria?
Il mondo delle PMI italiane non ha ancora piena consapevolezza dei benefici che possono arrivare dalla produzione e autoconsumo di energia da fonti rinnovabili. Questo vale ad esempio per gli impianti fotovoltaici, ma ancora di più per i sistemi di accumulo che sono un prodotto ancora più “giovane” e non del tutto compreso. Permangono pregiudizi sulla reale utilità di questi sistemi. Ma i pregiudizi si vincono con l’esempio: esistono in Italia tante case history di imprese che grazie al fotovoltaico hanno abbattuto i costi energetici e quindi aumentato la competitività. Bisogna far leva su queste case history: la convenienza ha una forza persuasiva eccezionale. Sicuramente la diffusione di sistemi di accumulo può essere favorita dalla proposta di pacchetti che comprendano fotovoltaico, storage e magari anche colonnine di ricarica per auto elettriche. In questo modo i benefici sono moltiplicati. E comunque, il recente fenomeno del rincaro delle bollette ha aumentato tantissimo le richieste da parte delle PMI su impianti fotovoltaici e sistemi di accumulo. Certamente l’aumento verticale del prezzo della materia prima energia, non potrà che spingere con maggiore convenienza l’adozione di sistemi di storage, riducendone i tempi di ritorno dell’investimento
5. La mobilità elettrica è direttamente connessa al fotovoltaico: quanto sarà trainato lo sviluppo degli EV dalla spinta del solare?
L’abbinamento tra fotovoltaico e sistemi di ricarica per mobilità elettrica è l’assetto ottimale per massimizzare i benefici economici e ambientali. Oggi però esistono ancora molte barriere alla diffusione delle auto elettriche: dai costi delle automobili alle perplessità sulla disponibilità di punti di ricarica pubblici; a cui si aggiungono molte informazioni fake che sembrano nascere proprio per scoraggiare il passaggio alla nuova mobilità. Il Superbonus ha aiutato la diffusione di wall box per la ricarica proprio grazie al fatto che le proposte di investimento si sono indirizzate verso pacchetti completi con fotovoltaico, sistemi di accumulo e colonnine. Questa è la strada giusta per favorire la diffusione di cultura sul tema e punti di ricarica nelle aziende e nelle case degli italiani.
6. Secondo lei, al momento dov’è il baricentro e come si sposta tra efficienza energetica tout court, risparmi economici (e di costo del prodotto), riduzione delle emissioni e coscienza della propria carbon footprint? In breve, vince Greta o vince il risparmio economico?
Tra Greta e il risparmio economico, vince quest’ultimo. Detta così, però, sembrerebbe una constatazione cinica e sfiduciata. In realtà, alla prova dei fatti si scopre che la consapevolezza dell’urgenza della transizione ecologica è diffusa, ma ha radici deboli e molto dipendenti dal settore verticale di appartenenza e dalla tipologia di industria (matrice imprenditoriale o multinazionale). Ha bisogno di essere incoraggiata e sostenuta; ad esempio, con l’evidenza dei vantaggi immediati che genera, sia sull’ambiente, sia sul proprio portafoglio. Occorre trovare un “punto di sintesi” dove il bene della persona coincida con il bene di tutti, altrimenti il messaggio resterà debole. La transizione energetica rappresenta proprio questo punto di convergenza di interessi personali e interessi generali. Ma le nuove generazioni stanno crescendo con una consapevolezza sulle tematiche ambientali decisamente maggiore di chi li ha preceduti, questo incide nella domanda dei beni fruibili e a monte nell’obbligo di produrre con un rispetto crescente verso la sostenibilità. Questo è il vero segnale incoraggiante.
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